mercoledì 3 giugno 2020

Shut up!

Questa è una delle possibli risposte a Spike Lee, alle Ocasio Cortez, a Black Live Matters, agli attivisti e alle attiviste di estrema sinistra, una donna di colore che davanti a un gruppo di "social warriors" urla, "Io non sono oppressa, sono libera!", "Piantatela di proiettare le vostre categorie su di noi", "Dov'è Black Life Matters quando i neri uccidono altri neri?". "I neri uccidono i neri più di qualsiasi altro". Chicago, da lei citata in questo video, è una delle città più violente degli Stati Uniti, se non la più violenta. Nel 2011, Il 75.3% delle vittime e il 70.5% degli offensori erano afroamericani. In in suo articolo dell'anno scorso, il criminologo Barry Latzer, professore emerito di criminologia al John Jay Collage of Criminal Justice di New York, ha evidenziato come, dal 1976 al 2005, il 94% delle vittime afroamericane sono state uccise da altri afroamericani. 

"Nonostante i linciaggi e altri maltrattamenti da parte dei bianchi alla fine del 19 ° secolo, l'omicidio tra neri è stato condotto in modo schiacciante da altri afroamericani. A Savannah, in Georgia, ad esempio, dal 1896 al 1903, i ricercatori hanno scoperto 91 omicidi in cui era nota l'etnia sia dell'autore del reato che della vittima. Sessantotto delle vittime (il 75% di tutte le vittime) erano nere e 61 afroamericani, o il 90% dei presunti responsabili, furono arrestati per questi omicidi".

Ora il razzismo  da parte delle forze dell'ordine è una questione, e la percentuale di omicidi perpetuati da afroamericani nei confronti di altri afroamericani è un'altra questione. Il problema è che si vuole fare credere che negli Stati Uniti la polizia non di colore abbia una predilezione nell'uccidere cittadini di colore, e non si evidenzia che il maggiore tasso di omicidi a livello nazionale è tra afroamericani. Si vuole fare credere che sia il razzismo l'origine della violenza contro i neri, mentre, come sottolinea Latzer: "Ci sono problemi con questa teoria del razzismo bianco. In primo luogo, ci si aspetterebbe livelli più elevati di criminalità afroamericana quando l'oppressione razziale era al massimo e livelli più bassi quando lo era meno. Ma non è stato così. I tassi di omicidi tra neri erano quasi gli stessi dei tassi di omicidi tra bianchi durante la schiavitù. Erano spesso più alti sia nel Nord che nel Sud più oppressivo durante il XX secolo. E raggiunsero nuove vette alla fine degli anni '60, un'epoca in cui i bianchi sostenevano la più ampia legislazione sui diritti civili nella storia americana".

Strano vero?

Non più di tanto. La narrativa della vittimizzazione, dell'oppressone bianca, dell'innocenza nera, della brutalità del sistema, ecc. è oggi egemone. E' una delle grandi vittorie del marxismo culturale che, dagli anni '60 in poi si è imposto negli USA e ha fatto scuola in Europa. Questa narrativa, mutato l'attore, dall'afroamericano al palestinese, è la stessa che informa la propaganda contro Israele. I palestinesi sarebbero vittime della "colonizzazione" europea ebraica, la violenza una legittima risposta all' oppressione, gli israeliani (eccetto, ovviamente quelli di sinistra) sarebbero razzisti, e così via. Il poliziotto che ha ucciso George Floyd è un criminale, ma questo non ha nulla a che vedere con quello a cui stiamo assistendo, con the bigger picture. Vediamo in atto una rappresentazione scenica, una piece teatrale, in cui, i fatti, vengono manipolati, distorti, la realtà stravolta. La propaganda di sinistra ha questo grande vantaggio. Si fa megafono degli "oppressi", delle "vittime", e divide il mondo tra i primi e i secondi, "gli oppressori" e i "carnefici".  La donna di colore nel video ha il coraggio di smontarla. Urla. "Non sono una vittima!". Ci dice, "Non sono una oppressa". 

"Shut up!" ("Taci!") le viene intimato.

E' quello che vogliono. Silenziare la verità per imporre la loro fiction.

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